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La zuppa inglese di casa mia, con quel liquore vintage che è il rosolio. Un dolce antico con pretese anglosassoni, che sa di buono

14 Dicembre 2015

La bottiglietta non era né piccola né grande. E, nella dispensa di mia nonna, stava tra la vaniglina e il vaso dello zucchero, bianco ovviamente, ricavato dalla barbabietola, che quello scuro di canna neanche esisteva allora…

Lei, invece – la bottiglietta – non aveva etichette e quindi lasciava intravedere un liquido rosso e trasparente insieme. Un colore meraviglioso che sapeva di festa, di cose buone e, nella mia testa di bambina, chissà perché di… baci.

Dentro c’era il rosolio, che solo a pronunciarne il nome uno si sentiva buono e sazio, con tutte quello“o”! Da piccola non avevo idea che quello fosse un liquore; credevo fosse una specie di talismano della felicità che solo mia nonna poteva possedere.

Veniva usato solo a Carnevale per fare le pesche (dolci romagnoli a forma di pesca, appunto, farciti di crema e cioccolata e poi passati nel rosolio e nello zucchero: una bontà che un giorno proverò a raccontare) e poi ogni volta che in casa si decideva di fare la zuppa inglese.

Quindi, in realtà, abbastanza spesso, perché questo morbido e avvolgente dolce al cucchiaio si faceva quasi ogni domenica in inverno e in occasione di tutti i compleanni quale fosse la stagione in cui cadevano.

La bottiglietta, dunque, usciva dal suo posticino raccolto e profumato per inondare tutta la cucina, come fosse una ballerina che danzava leggera sul piano in marmo del tavolo, su cui, in bell’ordine, l’aspettavano i savoiardi, le uova, la farina, lo zucchero, la buccia di limone…

E aveva inizio la magia, diretta dalle abili mani della nonna che ogni tanto si allungavano a dare un buffetto sul mio dito goloso di crema pasticcera. Nella buonissima, ma non certo ricca cucina tradizionale romagnola, la zuppa inglese è la star dei dessert e il rosolio è il suo fido cavaliere. Ma come tutte le star è ammantata di mistero, a cominciare dal nome con quel buffo riferimento anglosassone che non si capisce cosa c’entri con le campagne tra Ravenna e Forlì. Mistero di una terra piena di contraddizioni e parecchio romantica nella sua apparente rudezza.

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La zuppa inglese di casa mia

Cosa ti serve

400 gr di pan di Spagna o biscotti savoiardi

8 tuorli d’uovo

8 cucchiai di zucchero

4 cucchiai di farina

4 cucchiai di cacao amaro

1 litro di latte

1 limone non trattato

rosolio e rhum q.b.

Come devi fare

In un tegame col manico, meglio se antiaderente così la crema non attacca, mescola con un cucchiaio di legno 4 tuorli d’uovo con 4 cucchiai di zucchero e 2 di farina. Unisci, poco alla volta, mezzo litro di latte caldo aromatizzato con la scorza di mezzo limone, che – quando avrà svolto il suo compito, cioè quello di aromatizzare il latte – butterai.

Metti sul fuoco il tegame e, sempre mescolando, porta a bollore; fai bollire per circa 4 minuti.

Togli dal fuoco e tieni da parte. Ora procedi con la crema al cioccolato: in un altro tegame col manico versa i 4 tuorli, aggiungi lo zucchero con il cacao amaro e poi procedi con la modalità precedente, diluendo col resto del latte e mettendo il tutto sul fuoco. Quando è la crema al cioccolato è pronta, togli dal fuoco e tieni da parte.

In un’ampia ciotola di vetro fai uno strato con le fette di pan di Spagna oppure con i savoiardi bagnati con il rosolio misto a un poco di rhum, poi versa uno strato consistente di crema gialla (deve essere piuttosto soda).

Aggiungi ancora pan di Spagna o savoiardi, che bagnerai nel liquore, e sopra versa uno strato di crema al cioccolato. Prosegui così fino a esaurimento degli ingredienti. Lascia raffreddare in frigorifero, coperto da pellicola. E quando lo porti in tavola, preleva il dolce a grosse cucchiaiate per servirlo in singole coppe.

 

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