Dolci

CIAMBELLA ROMAGNOLA (detta ciambellone)

21 Ottobre 2013
emoticibo ciambellone

emoticibo ciambellone

Sono felice che questo mio blog nasca in autunno: è la stagione che amo di più, mi fa letteralmente impazzire di gioia vedere le giornate che si accorciano, quel po’ di nebbiolina che vela l’arrivo del tram all’orizzonte la mattina presto, la voglia di zuppe e ministre che ti prende sul far della sera…. Chi avrà la pazienza e la voglia di continuare a seguirmi, scoprirà ben presto che il succedersi delle stagioni, e gli ingredienti che ognuna di esse ci regala, vanno di pari passo con la mia cucina. Mai fragole a dicembre, ha scritto qualcuno e, per me, questa è una sacrosanta verità. L’autunno è speciale. E c’è l’uva, che -bianca o nera – adoro quando è croccante e succosa. E mi piace usarla anche nelle preparazioni salate! Vedi ricette con l’uva…

Se dovessi descrivermi, direi che mi sento un po’ come una pentola in ebollizione (non a caso, la pentola – rossa, smaltata, cicciotta – è anche il logo di un brand che ho registrato e sotto cui amo varare iniziative culinario-benefiche (andare alla voce eventi, Anche le pentole hanno un cuore).

Beh, in autunno, dalla pentola, che poi sarei io, esce un vapore denso e profumato di ricordi, non so perché ma molti, molti di più ricordi – e più vivi – che nelle altre stagioni dell’anno; forse perché l’ho sempre amato tanto, l’autunno. Ricordo certi pomeriggi, all’epoca delle elementari, dopo i compiti, in cui si andava nel Borgo San Rocco a comprare le scarpe, con la mamma, in bicicletta. Erano spesso mocassini, che venivano poi inaugurati ai Santi, quando si andava al cimitero, anche se per fortuna gli ultimi morti erano solo dei vecchissimi bisnonni di cui non si era perso il ricordo, ma il dolore sì. Quindi era dolce anche andare al cimitero.

Al ritorno, per scaldarsi, la mamma faceva la cioccolata calda o il tè, che si prendeva solo al limone (pari a zero le contaminazioni anglosassoni, pertanto al latte non esisteva proprio). Come dolcetti, le fave dei morti, romagnolissimi biscottini colorati al sapore di anice, che si compravano già “fatti” cioè confezionati, perché non ho mai saputo come si facciano in casa. Salvo quella volta che con la mamma ci abbiamo provato: un disastro… Sono usciti dal forno certi mostriciattoli gommosi, tutti giallastri perché non avevamo il colorante, da impallidire al confronto di certe cup cake di oggi… Comunque non c’era ancora Real Time e quindi non ci siamo vergognate, siamo solo scoppiate a ridere e siamo andate al forno a comprarle già pronte! Ed è stato uno dei più bei pomeriggi autunnali della mia vita.

Che cosa ti occorre:

500 g di farina 250 g di zucchero 200 g burro g 50 di zucchero in granella 4 uova una bustina lievito Mezzo bicchierino di liquore all’anice 3 cucchiai di latte la buccia di un limone grattugiata un pizzico di sale

Versa a fontana la farina mischiata con lo zucchero e un pizzico di sale, Aggiungi le uova e il burro sciolto a bagnomaria, poi la scorza del limone grattugiato, il liquore e per ultimo il lievito. Mescola il tutto. L’impasto deve rimanere piuttosto morbido. Imburra una tortiera col buco e versa l’impasto, cercando di modellarlo a spirale mentre lo versi. Spennella la superficie con poco latte; cospargi di zucchero in granella e inforna, a fuoco medio 170-180 gradi per circa 40 minuti. In Romagna la ciambella viene servita anche a fine pasto, come dessert, e si consuma anche intinta nell’Albana, dolce o secca.

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