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Grande serata e grande calamarata e la signora degli anelli

20 Luglio 2014
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Al compleanno della mia amica Valentina, nel suo bellissimo giardino, c’erano tante cose belle e tante portate super. Ma quella che a mio avviso le batteva tutte è stata la calamarata! Oltre a bellissimi centrotavola come da foto, e torte deliziose (sopra, una della signora Lucia, che si è difesa niente male tra tante proposte dolci e golose) questo primo l’ha fatta da padrona, come si dice. La ricetta? Dal gusto, presumo sia quella che ho ricostruito. A guidarmi, il profumo, i sapori, il calore del nostro impareggiabile Meridione.
La ricetta presunta, visto che non l’ho chiesta a nessuno…
So che si chiama così Calamarata perché anche il formato di pasta utilizzato- di quella buona, trafilata al bronzo – è fatta come gli anelli di calamari. E poi c’è un buon sughetto direi di pomodori freschi, belli rossi, sodi e maturi, fatti sbollentare per un minuto, per poterli poi pelare, tirando via la buccia.
Facciamoli a pezzettoni e buttiamoli in una padella con due o tre cucchiai di olio e un battuto di cipolla e scalogno, sale, pepe e lasciamo il sugo a sobbollire semicoperto, finché si asciuga un poco.
A parte, direi che vanno puliti i calamari, tolti gli occhi, la sacca, la lisca trasparente, ben lavati e poi tagliati, appunto ad anelli, come per la frittura. Solo che invece li fai rosolare in un battuto di aglio e cipolla, in una larga padella con poco olio, aggiusti di sale e pepe e, dopo una decina di minuti, vi trasferisci pure il sugo nella padella dei calamari. Porta a bollore una pentola abbondante di acqua, quando bolle, sala e versa i calamari di pasta. Scola a cottura e passa nella padella col sugo per farli insaporire qualche minuto. Una spolveratina di prezzemolo et voilà! Se non si fanno così, poco ci manca. Anche i miei comunque erano buoni. Il centrotavola, invece, nonostante la accurata spiegazione, non riuscirò mai a riprodurli!

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