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Il cibo impari, la lotta allo stigma, amici vecchi e nuovi in una Parma bagnata e sempre più golosa

4 Ottobre 2015

I miei amici psichiatri (tutti bravissimi! e tanti docenti o medici e ricercatori) dell’Alta Scuola Italiana per la Lotta allo Stigma sono stati così pazzi da avermi non solo invitata come ogni anno al loro congresso, ma di avermi anche dato la parola.

E io me la sono presa: vi pare che stia zitta? Del resto, veniva quasi bene, perché quest’anno si è toccato – grazie a Expo che tra gli altri enti istituzioni ha dato il suo patrocinio al Seminario – il tema del cibo. In tante forme e numeri. Anche io, dunque, ho detto la mia, visto che tra emozioni e cibo c’è già un nesso di suo, che io però mi vanto di aver stretto a doppio nodo!

Il titolo da me scelto è stato Il Cibo Impari. Cosa vuole dire? Che in pratica questo povero cibo non è mai pari, come si dice dalle nostre parti in un linguaggio niente affatto aulico. O è bistrattato o è esagerato, o è spettacolarizzato o è condannato, o è una star o è malattia e disagio… Osannato, cucinato, bistrattato e… sprecato. Qualche dato serio su questa cosa immonda che è lo spreco di cibo l’ho dato anche io: ma lo sapete -tanto per citarne uno, di dati – che in ogni supermercato dell’Unione europea, ogni sera, vengono buttati 40 kg di cibo? Che vergogna!

E metà del mondo muore di fame, mentre l’altra metà muore di… obesità. C’è qualcosa che non va… Così mi è venuto fuori ‘sto cibo impari, che spero abbia fatto la sua bella figura in un convegno in cui sono stati toccati temi da brivido (lo stigma tutto tocca: solitudine, malattia mentale, gli angoli più bui di questa nostra schizofrenica società…) con la leggerezza dell’intelligenza e dell’ironia che permeano letteralmente ul cervello di questi meravigliosi scienziati, dei quali sono onorata di essere amica, ammessa, inclusa e chi più ne ha più ne metta.

Ecco una distesa di ravioli (hanno a che fare con la location) e li cito: 1. perché erano buonissimi e 2. tanto per sdrammatizzare, alleggerire un po’ e… nutrire il Pianeta e noi!

ravioli ricotta e asparagi

La città che ci ha accolti, ospitati e coccolati infatti era una umidissima Parma (che non ha panchine in stazione, lo sapevate?), ma sempre così colta e gentile, sempre un po’ francese, anche quando piove. E sempre così golosa! Che tortelli divini ho gustato, per esempio, con erbette e ricotta, conditi col burro… Più semplici e buoni di così, difficile!

 

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