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Il matrimonio è un raviolo, un sandwich o un soufflé?

5 Settembre 2015

Ecco il mio pezzo su cosa può diventare un matrimonio. Uscito sul Giorno di un paio di settimane fa, nella mia rubrica Un’emozione, una ricetta, ha avuto parecchio successo.

In tanti si sono adoperati per scrivermi o comunque farmi sapere cosa è diventato il loro di matrimonio. Qualcuno, curioso, ha voluto sapere cosa fosse diventato il mio: non lo confesserò mai!

Le pietanze citate nell’articolo mi piacciono tutte!

Quanto alla ricetta che accompagnava il servizio, e cioè i Ravioli di branzino, zucchine e gamberi, abita già da qualche parte su questo blog: cercatevela!

«Ci sono i matrimoni ratatuille, con dentro di tutto un po’: ricordi, rancori, carezze e malumori. Col tempo diventano una macedonia di frutta o una caponatina di verdure, appunto, in cui un pizzico di orgoglio di coppia riesce a salvare il gusto e puoi sempre mettere in tavola la pietanza che fai la tua figura. Se poi la frutta è un po’ passata, fai una bella composta in tegame e con un pizzico di zucchero tutto si può ancora aggiustare.

Ci sono i matrimoni fichi d’India: superata la buccia di spine (molte) il sapore è sempre dolce (ammesso che piacciano i fichi d’India!).

Ci sono i matrimoni ciambella, che a volte viene asciutta, a volte bruciacchiata, col buco o anche no, ma inzuppata nel caffelatte del mattino resta un godurioso comfort food.

Ci sono i matrimoni aragosta, rari e preziosi, che richiedono parecchio sacrificio (l’aragosta si butta nell’acqua bollente ancora viva) ma poi il gusto è impareggiabile. Paghi lo scotto iniziale, dopodiché meno condimenti aggiungi e più il piatto è buono.

Per non dire dei matrimoni-sandwich: dentro c’è di tutto e di più, ma è proprio la farcia a tenere ben strette le due fette di pancarrè.

E poi ci sono i matrimoni soufflé. Col tempo si smontano e basta. Gli ingredienti sono sempre gli stessi, il forno e la temperatura pure… Vai a capire perché un bel giorno il soufflé ti appare inesorabilmente sgonfio, come un salvagente bucato.

E infine ci sono i matrimoni raviolo: fuori sembrano tutti uguali, ma quando ne curi con amore il ripieno – magari usando un ingrediente raro e delicato – sai il piacere che ne ricavi?

In omaggio a questi ultimi, a cui va tutta la mia simpatia perché restare sempre gli stessi inventandosi ogni volta un nuovo ripieno non è mica facile, ecco i delicati tortellacci di branzino, gamberi e zucchine che, nel loro piccolo, forse valgono quel “sì” ripetuto con la stessa convinzione di un giorno, tanti anni fa.

 

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