Strozzapreti con sugo di canocchie

Sarà che sono in Romagna, la mia terra, e si risvegliano ricordi e sapori, ma ho già capito che questa sarà l'estate degli strozzapreti. Formato di pasta tipico di qui, fatto in casa come una vera “azdora”

E tu lo sai cos’è un’azdora? Credo non esista da nessuna altra parte questa parola, così romagnola e, in fondo, così femminista. Già perché L’AZDORA qui in Romagna è la donna di casa, ma non tutte le donne di casa sono azdore! Lei è la padrona di casa, colei che tiene le redini della famiglia, in tutti i sensi: dai soldi di famiglia al matterello, che fa andare instancabilmente. Che voglia dire reggitrice? Non lo so, ma ci starebbe. L’azdora è colei che in casa fa e decide. Dalle pulizie al cibo alle grandi decisioni di famiglia. Se non è femminismo questo! Certo, c’è un antico rispetto dei ruoli, qui l’uomo – specie una volta – comandava eccome. Ma le due figure, quando andavano d’accordo, ovviamente, trovavano una sorta di equilibrio paritario, in cui il rispetto reciproco l’ha sempre fatta da padrone.

E la prima (e unica) arma dell’azdora, oltre al carisma, almeno in cucina, era ed è il matterello! Quello per fare la pasta fatta in casa. Ricordo, come ho già scritto da qualche parte in questo blog, che mio nonno, morto serenamente a 84 anni, la mangiava tutti i giorni la pasta fatta in casa. Rarissimi spaghetti, linguine e/o maccheroni.

Gli strozzapreti non richiedono il matterello, ma la spianatoia, il grembiule e la farina sì! Poi, al posto delle uova la farina si “spegne” con l’acqua, quanto basta, aggiunta a poco a poco. Poi si va di braccia, con quel movimento dei fianchi che è unico e sostituisce ogni rumba o samba e quindi si tirano dei cordoncini (come per fare gli gnocchi) da spezzare poi tutti uguali (3/4 cm) e si fan passare tra le mani infarinate finché assumono la caratteristica forma un po’ cicciotta la centro e più sottile ai lati.

Li condisci come vuoi gli strozzapreti (sul cui nome c’è da ridere, ma questo raccontino lo tengo per un’altra volta). Un sugo di strigoli, la verdura selvaggia e tipica di qua, piuttosto rara invero, magari con ragù di coniglio è la morte sua. O come ho già pubblicato, un sugo di bietoline a crema e guanciale o pancetta croccante non è affatto male (vedi blog). Ma anche questo delicato sughetto di canocchie fresche è una squisitezza, credetemi!

Come si fa ve lo racconto sotto. E dai che anche per oggi si mangia!

Cosa ti serve

400 g di strozzapreti
24 canocchie
1 ciuffo di prezzemolo
1 cipolla
1 carota
1 costa di sedano
1 spicchio di aglio
20 pomodorini datterini o pendolini (a seconda di dove ti trovi a far la spesa)
olio extravergine d’oliva
sale e pepe

Come devi fare

Pulisci le canocchie eliminando testa e coda, che terrai da parte. Incidi il dorso di ogni canocchia, con le forbici, per la lunghezza, elimina le viscere, lascia la carne dentro il guscio. Lava tutto sotto acqua corrente. In una pentola metti le teste e le code, con un po’ di olio; aggiungi carota, sedano e mezza cipolla mondate e lavate, fai andare un po’ e quando è tutto bel rosolato aggiungi acqua fredda (o addirittura ghiaccio: lo choc termico giova al sapore del fumetto); sala e porta a bollore, cuoci per una mezza oretta. Quindi filtra tutto e tieni da parte.

Fai il sughetto: trita fine l’altra mezza cipolla con l’aglio, versa in un’ampia padella con olio e fai rosolare a fuoco lento. Aggiungi i pomodorini lavati e tagliati in quarti, fai andare finché appassiscono, versando via via un po’ di fumetto di pesce filtrato (ricorda di tenerne un po’ per la mantecatura finale). Aggiungi anche le canocchie, se vuoi tagliate a pezzetti di un paio di cm, che devono cuocere appena 2 minuti.

Cuoci gli strozzapreti in acqua bollente e salata per 3/4 minuti circa. Scolali e versali direttamente nella padella del pesce, mantecando con il restante fumetto.

Impiatta cercando di fare avere a ogni commensale 5 o 6 canocchie, cospargi di prezzemolo tritato e, a piacere, di pepe bianco macinato al momento.

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