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A quelli che dicono sempre: dài, ci aggiorniamo! Manco fossero dei sistemi operativi, dedico questo piatto di cappelletti, pari a 3 ore di lavorazione (a mano) più 3 di cottura del brodo

6 Maggio 2016
Un piatto di cappelletti in brodo per gli indaffarati che van sempre di fretta

È da un po’ che trascuro il blog, ma sono presa, presa, presa… E presto si scoprirà da cosa! Sono indaffarata, insomma, quasi quanto i tipi metropolitani ai quali dedico le riflessioni che seguono.

Indaffarati? Possibile. Lievemente distratti? Altrettanto possibile. Un poco affannati? Di sicuro. Chi sono i tipi metropolitani coi quali ce l’ho questa settimana?

Quelli che quando ti incontrano, ti abbracciano sorpassandoti. Quando ti salutano, hanno oramai soltanto un braccio allungato su di te e il resto del corpo già proteso altrove. Se poi, per caso, decidono che l’entusiasmo dell’incontro valga lo sforzo di un bacio, ti trascinano in una specie di sbatacchiamento di labbra laterale, che di fatto bacia l’aria. O, ben che vada, la parte posteriore della reciproca capigliatura. La faccia è stata superata da un pezzo.

Amo (tanto) Milano e i milanesi. E non posso fare a meno di osservarli, come tutte le cose che, in fondo in fondo, ci attirano. Beh, da qualche anno a questa parte esiste una tipologia che va sempre di corsa per principio, anche se non ha impegni pressanti, e ti dà l’appuntamento anche per dirti soltanto ciao: «Cià, ci vediamo presto che così ti saluto meglio». Ma non puoi salutarmi adesso, già che ci sei?

Sarà che sono di origini vagamente bizantine. Che provengo da una terra in cui – pur avendo la gente il suo bel daffare – il “perdere tempo” era (ed è ancora) un must, con bar e piazze “inventate” apposta per tirare in lungo, insomma, qualche traccia levantina dev’essermi rimasta annidata nel Dna, benché io stessa sia un tipo essenzialmente dinamico.

Così, rimango sempre basita quando incontro qualcuno che mi chiede: «Come stai?» e poi, senza nemmeno sognarsi di ascoltare la risposta, mi stringe di corsa un braccio, o la punta delle dita (infatti sta già scappando!) e se ne esce con: «Dài, che ci aggiorniamo». Ma cosa siamo, dei sistemi operativi che hanno necessità di un aggiornamento continuo? O delle App, che se non le aggiorni magari si impallano?

Quale ricetta dedico a questi frettolosi soggetti? Mi piacerebbe un lungo brasato, che richiede quelle 4 ore di cottura, lenta. O costine di maiale cottura 30 ore a fuoco bassissimo. O, ancora, una pastiera da 3 giorni di lavoro. O 500 cappelletti fatti a mano. Così, magari, imparano il gusto della lentezza. Dell’essere qui, ora. Del guardare gli altri negli occhi, il sapore di fermarsi, stringere una mano, di esserci.

Una bella distesa di cappelletti fatti a mano. Per farli, ci si possono impiegare anche 4 o 5 ore. Che dire? Una bella “lezione” per chi va sempre di fretta, no? Senza contare la cottura del brodo di carne, che ne richiede circa altre 3, di ore!

Una bella distesa di cappelletti fatti a mano. Per farli, ci si possono impiegare anche 4 o 5 ore. Che dire? Una bella “lezione” per chi va sempre di fretta, no? Senza contare la cottura del brodo di carne, che ne richiede circa altre 3, di ore!

 

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