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Cooking therapy? Oh, yes! Io la pratico sempre e questa Ciambella all’arancia frullata è il risultato di un annoiato giorno di pioggia

14 Febbraio 2021

Lockdown o no, molti di noi in questo ultimo anno hanno cominciato a frequentare la cucina, anche per motivi che vanno al di là del bere un bicchiere d’acqua, mettere a posto qualche pasto pronto nel freezer o lavare due piatti. Ci sono entrati proprio per cimentarsi con uova e zucchero, con zucchine e gamberi, con riso ecarciofi! Tanti, poi, con lievito e farina, perché impastare e far lievitare ha un suo perché…

E ora, tante persone faticano ad abbandonare la cucina, anche se la zona è gialla e la vita è “quasi” normale, benché un tuo lockdown totale bussi alla parta… Di fatto, queste persone hanno scoperto il fascino di quella stanza avvolgente e foriera di straordinario conforto, spesso riservata alla donna di casa o al marito che cucina, insomma a chi in famiglia è addetto normalmente ai pasti. Perché così in tanti ci siamo affezionati alla cucina? Il nome di questo fenomeno è cooking therapy.

Piano di lavoro e fornelli sono intesi come «palestra emotiva di aggregazione e rilassamento», come spiega Antonio Cerasa, neuroscienziato del Cnr (Centro nazionale di ricerca). «Mettere le mani in pasta, tra acqua, lievito e farina ha incredibili potenzialità sulla plasticità cerebrale umana, e per questo l’attività può essere impiegata con successo in ambito terapeutico» dice lo scienziato che all’argomento ha dedicato un libro, edito da Franco Angeli: La cooking Therapy,  in cui l’autore racconta come «in ambito neuroriabilitativo siano pochissimi i sistemi capaci di riabilitare in contemporanea i 4 canali del cervello umano: motorio, cognitivo, emotivo e soprattutto sociale come succede all’atto di cucinare».

Per quanto mi riguarda, confermo e sostengo da sempre, seppur empiricamente, l’aspetto emotivo della cucina, di cui anche questa torta, nata in realtà per sfruttare al massimo le meravigliose arance di Ribera che risono giunte copiose dalla Sicilia, è l’emblema.

In seguito al mio personale “inventario” routinario tra frigo e dispensa, è nata questa ciambella (che è un po’ la rivisitazione, secondo me più riuscita, di un’altra Torta all’arancia presente su questo blog) decisamente comfort food, che consiglio a tutti per affrontare golosamente i rigori di questo lungo inverno.

Vediamo insieme come fare la Ciambella all’arancia frullata.

Cosa ti serve:

1 arancia non trattata;
3 uova;
150 g di yogurt bianco non zuccherato;
1 bicchiere di olio di semi di girasole;
120 g di zucchero di canna;
220 g di farina (di cui, a piacere, metà integrale);
60 g di fecola di patate;
1 bustina di lievito per dolci;
1 pizzico di sale;
1 noce di burro e 1 cucchiaio di farina per ungere la teglia);
1 cucchiaio di zucchero a velo per decorare

Come devi fare:

Lava l’arancia, di cui userai tutto; tagliala a pezzettoni, mettila in un contenitore e frullala con un minipimer; tieni da parte. Separa gli albumi dai tuorli, aggiungi a questi ultimi lo zucchero di canna e montali finché diventano spumosi. Aggiungi l’olio e lo yogurt e continua a mescolare energicamente con le fruste elettriche. Piano piano unisci la farina e il lievito setacciati, mescola evitando di formare grumi. Aggiungi al tutto anche l’arancia frullata. Ora monta a neve gli albumi, con il pizzico di sale, e quindi incorporali delicatamente al composto. Versa tutto in una teglia per ciambelle con il buco, imburrata e infarinata, e metti in forno a 180 gradi per circa 50 minuti (e comunque fai la prova stecchino per vedere se esce asciutto). Capovolgi la ciambella solo quando si è raffreddata e completa con una spolverata di zucchero a velo.

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